Gite in Val di Funes

Giro del Passo

Da Tiso (962) ci si avvia per la strada n. 11, in seguito per il sentiero n. 11, sul quale si raggiunge il maso Miglanz Hof (1083 m) e il paesino S. Valentino.
Numeri del sentiero: 11, Sunnseitenweg, 30, 30A
Tempo di percorrenza: 3 1/2 ore
Grado di difficoltà: facile
Dal centro di S. Valentino si raggiunge sul sentiero “Sunnseitenweg” il paese S. Giacomo (1292 m) e si prosegue poi sulla strada con la demarcazione n. 30 in direzione ovest verso i masi Moarhof e Jochhöfe (1320 m). Il sentiero n. 30 continua verso la croce Jochkreuz (1370 m). Da qui si prosegue sul sentiero n. 30A per raggiungere Tiso. A Tiso si trova il museo mineralogico con una grande collezione di geodi

S. Pietro – Ottohöhe

Questa escursione inizia dal centro di S. Pietro (1154 m) e porta sul sentiero n. 5 fino al Vikoler Jöchl (1407 m).
Numeri del sentiero: 5, 30
Tempo di percorrenza: 4 ore
Grado di difficoltà: facile
Proseguendo su tale sentiero e passando accanto alla cappella Vikoler si arriva al sentiero n. 30. Seguendo quest’ultimo si raggiunge la fossa dei lupi/Wolfsgrube (1535 m) – questo fossato serviva per catturare i lupi. Si continua verso la Ottohöhe (1460 m) – che prende il suo nome da un ospite che fece erigere qui una panchina – fino a raggiungere la croce Jochkreuz (1370 m).Si prosegue poi sempre sul sentiero n. 30 per raggiungere i masi Jochhöfe e Moarhof. Restando sulla strada con la demarcazione n. 30 si raggiunge S. Giacomo (1292 m) e poi S. Pietro.

Gita storica e per buongustai

Dal centro di Tiso (962 m) inizia il sentiero n. 11.
Che, passando per il colle Wetterkreuz e costeggiando un antico castagno protetto, porta direttamente al paese di Nave (806 m), dove si può visitare la chiesetta di San Bartolomeo.
Numeri del sentiero: 11, 4, 9
Tempo di percorrenza: 3 ore
Grado di difficoltà: facile
Si scende poi sul sentiero medievale n. 4, dove si giunge alla pietra funeraria ed alle “Buche fredde”/ „Eislöcher” per raggiungere il paese Albes (580 m) attraverso i frutteti. Dal centro di Albes si percorre la strada forestale con la demarcazione n. 9 per raggiungere il maso Kasseroler Hof (838 m) – un insediamento preistorico. Da qui si continua verso il rio “Schneggenbach”, si cammina per un breve tratto nel bosco per arrivare ad uno stagno, e da qui si raggiunge nuovamente Tiso.
Percorso del Monte Grazie
Una bellissima escursione dal punto di vista paesaggistico.
Numeri del sentiero: 7
Tempo di percorrenza: 2 ore
Grado di difficoltà: facile
Dopo aver attraversato quattro torrentelli in un bosco misto di abete rosso, l’escursionista viene sorpreso dal “Brünnl”, una sorgente ai piedi dell’“Ölberg am Schneggenbach”, e dal maso Gneller Hof, nonché dall’idilliaco posto Stallboden ed infine dal percorso botanico allestito dagli scolari di Tiso. Da Tiso (962 m) ci si avvia per la strada forestale n. 7 per raggiungere il maso Gneller Hof (1042 m). Da qui si continua, passando vicino ai quattro masi di Gratschenberg, fino a Stallboden (1155 m). Si prosegue per la strada forestale con la demarcazione n. 7 per ritornare a Tiso.

S. Maddalena – Prato del Covelo

L’escursione inizia a S. Maddalena (1230 m). Si segue il sentiero n. 27 in direzione nord-est passando alla collina Kugelkofel ed alla “Chiesa Luterana”.
Numeri del sentiero: 27, 32, 26, 33A
Tempo di percorrenza: 3 1/2 ore
Grado di difficoltà: facile
È così chiamato il massiccio blocco dove si riunivano segretamente i seguaci della dottrina lutteriana (i battisti) per celebrare le loro messe. Nei pressi di questa “Chiesa Luterana” si trova la caverna “Kuchlkofel” che prima serviva ai pastori per cucinare i loro pasti. Si prosegue verso il Prato del Covelo/Kofelwiese, dove si incontra il sentiero n. 32. Qui si svolta a destra e si prosegue in direzione sud-est, poi si continua sul sentiero n. 26 ed infine n. 33A per ritornare a S. Maddalena.

Alta Via Adolf Munkel

L’ “Alta Via Adolf Munkel” si snoda ai piedi delle impressionanti pareti delle Odle ed è uno dei percorsi dolomitici di maggior prestigio.
Numeri del sentiero: 6, 35, 28, 34A, 34, 34B, 36
Tempo di percorrenza: 5 ore
Grado di difficoltà: facile
Si parte dal parcheggio di Zannes (1685 m) sul sentiero n. 6 verso Ciancenon/Tschantschenon. Tale sentiero porta verso il ponte che attraversa il fiume Ciancenon/Tschantschenon. Prima del ponte, sulla destra, inizia una salita ovvero l’“Alta Via Adolf Munkel” – sentiero n. 35. Questo porta in un leggero saliscendi alla Malga Brogles (2045 m) passando vicino alle Malghe Casnago/Gschnagenhardt Almen. Dalla Malga Brogles si prosegue sul sentiero n. 28 per ritornare al parcheggio di Zannes.

Oberflitz – Rasciesa

Presso il Tonnighof a Flitz, fino a non molto tempo fa, si potevano fare i bagni termali nell’acqua di Flitz.
Numeri del sentiero: 31, 35, 31A
Tempo di percorrenza: 5 ore
Grado di difficoltà: media
Soprattutto i contadini si incontravano qui per una breve vacanza. Dal parcheggio di Oberflitz (1392 m) inizia il sentiero n. 31 che porta in salita alla forcella di Valluzza/Flitzer Scharte (2107 m) per proseguire pianeggiante sui begli alpeggi del Rasciesa. Sempre sullo stesso sentiero si raggiunge la chiesetta Santa Croce (2198 m) per poi scendere sul sentiero n. 31A verso la Sella Ciatterlin/Tschatterlin-Sattel (1870 m). Si prosegue sul sentiero fino alla capanna forestale (1820 m), per poi raggiungere nuovamente il parcheggio Oberflitz.
Herrnsteig inferiore e Herrnsteig superiore
Partendo dal parcheggio di Zannes (1685 m) si prosegue verso il recinto dei cervi e salendo sul sentiero n. 32B, si raggiunge il sentiero n. 32 “Herrnsteig inferiore”/Unterer Herrnsteig.
Numeri del sentiero: 32B, 32, 32A, GM, 25
Tempo di percorrenza: 4 ore
Grado di difficoltà: media
Proseguendo verso ovest si raggiunge il Prato del Covelo/Kofelwiese. Da qui si prosegue sul sentiero n. 32A che confluisce nel sentiero “Alta Via Günther Messner” – “GM” (2060 m). Da qui si svolta a destra e si prosegue per il “GM” per salire sul passo Furtschellensattel (2114 m) fino alla deviazione per il sentiero n. 25 “Herrnsteig superiore”/Oberer Herrnsteig. Su quest’ultimo con susseguente discesa verso il fiume Caseril (1837 m), poi sul sentiero n. 25 si ritorna al parcheggio di Zannes.
Zannes – Rifugio Genova – Forcella del Furcia
L’escursione inizia dal parcheggio di Zannes (1685 m) seguendo il sentiero con la demarcazione n. 25 accanto al fiume Caseril/Kasserill.
Numeri del sentiero: 25, 32, 31A, 33, 3, 6
Tempo di percorrenza: 4 ore
Grado di difficoltà: media
L’escursione inizia dal parcheggio di Zannes (1685 m) seguendo il sentiero con la demarcazione n. 25 accanto al fiume Caseril/Kasserill. Si prosegue poi sul sentiero n. 32 fino a raggiungere la Malga Caseril (1920 m). Da qui si continua sul sentiero n. 31A fino alla Malga Gampen (2062 m) e poi sul sentiero n. 33 al Rifugio Genova (2297 m). Si prosegue seguendo l’“Alta Via” con la demarcazione n. 3 verso sud raggiungendo la Cresta di Sobutsch (2421 m). Gradualmente il sentiero conduce alla Forcella del Furcia/Kreuzjoch (2293 m). Da qui si prosegue per il sentiero n. 6 in direzione ovest per raggiungere la Malga Ciancenon/Tschantschenon (1928 m), per poi ritornare al parcheggio di Zannes.

Sentiero panoramico

I sentieri dei contadini di montagna
Punto di partenza: San Pietro
Tempo di percorrenza: 3 ore
Punto più elevato: 1.650m
Dislivello: 500m
Stagione ideale: dalla primavera all’autunno
Grado di difficoltà: medio
I sentieri sono le vene della società, senza le quali non esisterebbe alcun organismo sociale; i sentieri sono luoghi di incontro e componente fondamentale dello spazio vitale.
Per i masi isolati dei contadini di montagna sentieri e stradine rivestivano un significato particolare: essi conducevano nelle comunità paesane, istituivano collegamenti con i vicini e rendevano accessibili prati, campi e boschi..
In molti luoghi fu creata, in armonia con la natura, una rete di sentieri solida e compatta. In parte l’itinerario qui proposto segue le tracce dei sentieri antichi che, come quello sotto Casai/Gsoi, si conformavano al paesaggio. Il sentiero lastricato collegava i masi di Colle con il centro del paese e veniva percorso non solo per raggiungere la scuola e la chiesa, ma anche dai carri trainati dai cavalli e dalle coppie di buoi: nel corso degli anni le loro tracce si sono impresse, come solchi, nel terreno.
Il maso Casai/Gsoihof fu citato per la prima volta nel 1288 in un antico libro fondiario del Conte Meinhard II del Tirolo come “hof ze Casay”. Il nome del maso deriverebbe dal latino „casa“. In questo antico atto notarile erano stabilite le tasse e le imposte che dovevano tributare i contadini.
Fino all’anno 1505 Funes fece parte dell’antica parrocchia di Albés (oggi frazione del comune di Bressanone). Qui si inumavano i defunti: in inverno i salmi venivano custoditi nella cantina di Casai/Gsoi fino al momento in cui non veniva riaperta la strada che conduceva al cimitero di Albés. L’aspetto della cantina è rimasto fino ad oggi inalterato.
I grandi masi contadini testimoniano la convivenza delle famiglie, di per sé numerose, con braccianti e ragazze di servizio che si occupavano della faticosa coltivazione manuale di campi e prati. In passato i contadini aspiravano a realizzare un sostentamento di tipo autarchico e di provvedere a sé e a tutto ciò di cui necessitavano. Sui pendii asciutti della valle, esposti a sud, si coltivava il grano: frumento e segale per il pane; orzo, avena e patate in alternanza e spesso, per il secondo raccolto, il grano saraceno che all’interno della “dieta” contadina tradizionale ricopriva un ruolo fondamentale. Ai margini della campagna si riconoscono, oggi, le tracce dei campi di allora e dei muri a secco che servivano da fortificazione. Essi delimitavano inoltre i fondi terrieri e i sentieri: campi veri e propri sono, oggi, piuttosto rari. I prati e i pascoli si estesero occupando le superfici: i contadini si specializzarono nell’allevamento del bestiame e soprattutto nella produzione di latticini. Esigenze di tipo economico, quali la necessità di un’ulteriore fonte di guadagno, diversa dall’economia rurale condusse, nei decenni, ad una trasformazione delle caratteristiche paesaggistiche.
I tratti di paesaggio le cui superfici non sono state bonificate per ottenere una coltivazione migliore sono caratterizzati, oggi, da prati umidi (o, dopo lo scioglimento delle nevi, da veri e propri stagni). Essi ricoprono le spianate e gli avvallamenti in cui si addensano strati di acqua stagnante (come nel caso del „Veltierer Zente“).
In luoghi particolari, soprattutto nei pressi dei masi, le croci di segnalazione dei sentieri, le nicchie e le cappelle sono testimoni di una devozione popolare molto radicata, e invitano, ancora oggi, a soffermarsi a riflettere.
Spesso, le salite che collegavano i diversi masi erano percorse dai cosiddetti portatori di gerle, i “Kraxentrager”, che offrivano le loro merci. Si narra ad es. che da Funes a Afers, passando sulla salita Kuratensteig accanto al maso Vikoler, trasportassero il pane fresco in grandi cesti.
Per dislocare i carichi pesanti si attendeva l’inverno perché, da un lato, il trasporto tramite slitta era meno faticoso e, dall’altro, nei mesi invernali i contadini disponevano di maggior tempo. Per il trasferimento del fieno, dalle malghe e dai prati di montagna, e del legno dai boschi, il trasporto mediante slitta assumeva un ruolo fondamentale. Il bosco, soprattutto di abeti rossi, ma anche di larici e pini silvestri, rappresentava una riserva per i tempi difficili, o per particolari investimenti.
Il maso Feldthun fu citato per la prima volta nel 1350. La parte più antica della torre murata a tre piani risale al XV secolo. Nel 1984 il maso è passato sotto la Tutela dei beni di interesse storico e artistico che ne ha permesso un restauro esemplare. Le cornici barocche delle finestre, le pietre angolari e l’affresco della facciata occidentale che rappresenta San Giovanni di Nepomuk (Santo protettore contro le inondazioni), San Floriano (Santo protettore contro gli incendi), Sant’Antonio da Padova (Santo protettore degli animali domestici e soccorritore in caso di necessità) e l’anno “1749” sono stati ripuliti e riportati all’antico splendore. Di particolare interesse, sotto il piano sporgente con costruzione a crociera, risalente al XVIII secolo, lo sporto del forno basato su lunghi pilastri.
Ad ogni passo, un nuovo panorama, uno sguardo nei segreti della natura e della magnificenza dell’universo montano. Più ci si allontana dal bosco e più si estende la vista sulla parte terminale della valle: dietro le colline scure della Foresta Nera e i dolci prati, con i loro masi sparsi che appartengono al lontano territorio di Santa Maddalena, le bizzarre vette delle Odle, inserite nelle pallide Dolomiti, formano un unicum armonico di cultura e natura.
Il pendio meridionale della valle, soleggiato, con le sue spianate a terrazza si distingue nettamente dallo scosceso fianco settentrionale, per lo più ricoperto da un fitto bosco. Isole di foresta, gruppi di alberi e siepi suddividono i prati e i pascoli delle chine meridionali creando un paesaggio culturale vario ed armonico ed offrendo a piante e animali il loro spazio vitale.
Soprattutto nell’interesse dei turisti si è resa indispensabile una nuova e diversa gestione dei sentieri: i vecchi collegamenti sono risultati spesso inadatti al traffico di autoveicoli e gli antichi percorsi, spesso inutilizzati, sono tornati a nuova vita in qualità di itinerari escursionistici per chi è alla ricerca di relax o di trascorrere piacevolmente il proprio tempo libero. Perché, si sa, il contatto con la natura e il movimento contribuiscono a far raggiungere un equilibrio del tutto naturale tra il corpo e la mente.
Lunghezza totale del sentiero: 3km
Caratteristiche del percorso / Stato della superficie
Per l’escursionista che desiderasse abbreviare l’itinerario dei Sentieri dei contadini di montagna, il sentiero panoramico rappresenta un’affascinante alternativa. Esso parte dalla Cappella Vikoler/Vikoler bild e conduce fino a Santa Maddalena, passando per il biotopo “Veltierer Zente” (piattaforma di pace) e mantenendosi su un unico livello./p>
Il percorso panoramico attraversa l’accattivante paesaggio culturale del lato assolato della valle, contraddistinto dai tradizionali masi, e prosegue su dolci colline offrendo, sullo sfondo, una veduta panoramica suggestiva delle vette delle Odle.
In primavera la fioritura dei ciliegi selvatici e in autunno il romantico rosso, di cui si colorano le foglie, costituiscono una particolare attrazione paesaggistica.